Guida ad un equo compenso nell’arte contemporanea

Il 19 dicembre 2020 si è svolta la terza tavola rotonda dal titolo “How to Get Paid” all’interno della piattaforma Hyperunionisation, a cura di Art Workers Italia (AWI), un’associazione autonoma e apartitica nata durante la pandemia per tutelare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori delle arti contemporanee.

La tavola rotonda è stata coordinata da Ilaria Conti e ha ospitato gli interventi di Guillermina Bustos e Gabriela Díaz Velasco (Trabajadores de Arte Contemporáneo), Koen Bartijn (Platform Beeldende Kunst), Steffen Håndlykken (Unge Kunstneres Samfund), e Sergio Giorgi (SMart – Société Mutuelle pour Artistes).

AWI ha chiesto a queste quattro organizzazioni di raccontare quale categoria di lavoratori e lavoratrici rappresentano, le proprie battaglie, le strategie, i protocolli e i modelli adottati per garantire giusti compensi e ottenere una retribuzione equa nel mondo dell’arte. Scopo della discussione è stato anche quello di individuare strumenti applicabili al sistema italiano, utili per la definizione del tariffario su cui AWI sta lavorando.  


“Noi siamo pornograficamente esplicitз riguardo il nostro sistema e così facendo rendiamo esplicita anche la pedagogia del nostro operare […]. Ci teniamo costantemente monitoratз perché il nostro lavoro è pubblico, ad accesso libero e richiede la costante partecipazione delle persone”. Con queste parole, pronunciate da Guillermina Bustos durante la tavola rotonda, può essere riassunto il metodo militante di Trabajadores de Arte Contemporáneo. Nata nel 2012, Trabajadores de Arte Contemporáneo, è una organizzazione transnazionale che rappresenta lз art workers di alcuni paesi dell’America Latina, in particolare Argentina, Brasile, Perú, Ecuador, Cile, Messico e Colombia. Le radici dell’associazione risalgono al 2005, quando un gruppo di attivistз svolse un’indagine di settore che metteva in evidenza non solo l’estrema precarietà dellз lavoratorз dell’arte contemporanea, ma anche i danni causati da una diffusa visione, romantica e naïf del lavoro dellз artistз, nonché dalla totale assenza di responsabilità e seria considerazione da parte delle istituzioni statali. Una situazione simile a molti paesi e nella quale è facile intravedere delle analogie anche con la situazione italiana (si veda per esempio la recente indagine di settore condotta da AWI). 

Il primo obiettivo di Trabajadores de Arte Contemporáneo è mappare costantemente il lavoro nell’arte contemporanea, identificare, esplicitare e definire tutti i mestieri e quindi fare luce sul business del settore in America Latina. Questo non solo per far luce sul lavoro sommerso o in larga parte non retribuito, ma anche per prendere coscienza del ruolo e della forza del settore delle arti all’interno del più ampio spettro economico di ogni nazione. L’organizzazione coltiva quindi la massima inclusività, dando voce a  tuttз lз lavoratorз che apportano qualsiasi bene e servizio nel settore economico dell’arte contemporanea: non solo artistз, ma anche curatorз, educatorз, formali e non formali, impiegatз, professorз, ricercatorз, storicз dell’arte, galleristз, assistenti di galleria, tecnicз, allestitorз etc. 

I dati a cui l’associazione fa riferimento sono tratti principalmente da due censimenti – il primo del 2015, il secondo nel 2020 – e la creazione del sito web VADB, una piattaforma online gratuita che funziona come una wikipedia dell’arte, dove ognuno può scrivere il proprio nome o quello di altri, esplicitando la professione e le esperienze lavorative, ma dove è possibile anche postare eventi, libri, recensioni e opere d’arte. Seminari, incontri, dibattiti con il pubblico, utilizzo dei social media, gruppi whatsapp e telegram, analisi dei dati, statistiche e ricerche specifiche sono stati inoltre il mezzo con cui attivare una fitta rete che oggi tiene insieme migliaia di lavoratorз e più di 300 attivistз attualmente operanti all’interno dell’organizzazione. 

Uno dei documenti sul quale è stata costruita la reputazione di Trabajadores de Arte Contemporáneo è l’Accordo dei Lavoratori di Argentina e Cile (Acuerdos de Trabajadores) per regolare i rapporti tra persone, organizzazioni autonome e istituzioni dell’arte contemporanea. Stilato nel 2012, l’Accordo presenta delle tabelle per le remunerazioni, dove a ogni tipo di mansione corrisponde un minimo salariale, suddiviso a seconda della committenza (istituzioni grandi, istituzioni più piccole e gestione autonoma), e a seconda che si tratti di lavoro online o in presenza. I dati delle tabelle sono aggiornati ogni sei mesi coerentemente con i problemi di inflazione dei singoli paesi. A compendio dell’Accordo dei Lavoratori, Trabajadores de Arte Contemporáneo ha stilato anche un Manuale di Azione (Manual De Acción) nel quale sono presenti: le definizioni dei mestieri, diversi esempi di contrattualistica, i grafici e i numeri sugli introiti del mercato dell’arte in America Latina (per esempio dove si concentrano maggiormente le risorse e perché), quali le buone pratiche sul lavoro, come identificare comportamenti discriminatori e una lista delle organizzazioni che si occupano di tutelare il lavoro artistico nei vari paesi. 

Time line Trabajadores de Arte – Latinoamérica. Tools and development of the initiative

 

A differenza dellз altrз interlocutorз della tavola rotonda, Trabajadores de Arte Contemporáneo dimostra come si possano sviluppare degli strumenti di advocacy efficaci  nonostante la mancanza di un sistema organizzato e supportato da finanziamenti pubblico-privati. Questo grazie anche alla capacità di creare una rete il più ampia possibile con altre organizzazioni presenti sul territorio, così da amplificare la voce della lotta al precariato (tra queste, Gestoras en Red, Red Leha, Conectadas Latinoamérica, Lluvia Oficina). L’efficienza dell’organizzazione si evince in particolare dal successo delle sue iniziative in America Latina (basti vedere, per esempio, l’intensa attività registrata intorno al VADB database). 

Differente, sia per contesto, sia per le strategie adottate, sia per lз interlocutorз coinvoltз, è l’esperienza di Platform Beeldende Kunst nei Paesi Bassi, qui rappresentata da uno dellз suз direttorз Koen Bartijn. Nata anch’essa nel 2012, l’organizzazione si definisce come un think tank attivo rivolto principalmente alla tutela del lavoro dellз artistз visivз. I due documenti che hanno orientato l’azione di Platform Beeldende Kunst negli ultimi anni sono il Codice per le buone pratiche sul lavoro (Fair Practice Code) e le Linee Guida per la retribuzione degli artisti (Guidelines for artists’ fees) che garantiscono un compenso allз artistз che espongono nelle istituzioni non commerciali. Entrambi i documenti sono stati adottati con successo dal governo nel 2017 e si rivolgono esclusivamente allз artistз visivз. Nella definizione approvata da ognuna delle parti contraenti, sono  definitз artistз, e quindi possono richiedere un salario minimo per l’esposizione delle loro opere d’arte, qualsiasi persona abbia fatto una scuola d’arte e/o dimostri di avere almeno tre anni di pratica all’interno del mondo dell’arte. 

Entrando nel dettaglio dei singoli documenti, le Linee Guida si fondano principalmente su un calcolatore online estremamente semplice ed intuitivo da usare, che calcola in modo automatico la tariffa minima che l’artista dovrebbe ricevere per ogni mostra. La cifra varia a seconda della durata dell’esposizione, del numero di artistз partecipanti e se l’opera esposta è nuova oppure no. Il compenso minimo per ogni mostra è stato calcolato prendendo come riferimento quello di unə qualsiasi lavoratorə nei Paesi Bassi e fissando a sei mostre l’anno la media espositiva per artista (a differenza dell’Italia, infatti, nei Paesi Bassi vige il salario minimo garantito, strumento grazie al quale è stato possibile iniziare una trattativa e base di calcolo) In altre parole, per l’artista, esporre opere d’arte in un’istituzione viene considerato come un servizio e, quindi, le mostre nei musei rappresentano una fonte di guadagno e non una mera vetrina per il successo e la fama dell’autorə. 

Nelle Linee Guida è presente inoltre una checklist di argomenti che possono essere discussi durante le trattative sulla tariffa finale: per esempio, artistз con una carriera avanzata possono partire dalla tariffa minima del calcolatore per poi aumentarla sulla base del proprio CV. Sempre all’interno delle Linee Guida, esiste anche un contratto standard che può essere scaricato e che può servire da esempio base per le trattative. 

Inoltre, il governo, attraverso il Ministero dell’Istruzione, della Cultura e della Scienza, ha istituito il Mondriaan Fund (Fondo Nazionale per le Arti) che prevede un finanziamento parziale per gli istituti che si allineano alle indicazioni del Codice e delle Linee Guida e usano il calcolatore. Questa apertura e sinergia con il governo centrale e le istituzioni è forse l’aspetto più interessante in quanto, oltre al fondamentale contributo economico, anche i contenuti delle Linee Guida, dalle definizioni teoriche ai dati numerici dei modelli, sono stati sviluppati dalla categoria circoscritta dellз artistз visivз attraverso una mediazione con le istituzioni museali e lo Stato, e non in modo autonomo da tuttз lз art workers, come accaduto per esempio con l’Accordo dei Lavoratori di Trabajadores De Arte Contemporáneo. Le Linee Guida, in particolare, sono state stilate in risposta alla crisi economica che tutti i paesi europei hanno attraversato nel 2011. Al tempo, la piattaforma di discussione per artistз visivз Beeldende Kunst Nederland (Visual Art Netherlands, BKNL) aveva condotto una ricerca nei musei d’arte, gallerie, istituzioni, associazioni di artistз, sindacati, accademie d’arte e organizzazioni di vario tipo per rilevare la drammaticità delle condizioni di lavoro nel settore culturale. La piattaforma BKNL comprendeva, e comprende tutt’ora, oltre a Platform Beeldende Kunst, anche Kunstenbond (Artists’ Union), Beroepsvereniging van Beeldende Kunstenaars (Professional association of visual artists), e De Zaak Nu (lobby association for art platforms). La ricerca era poi sfociata nello sviluppo e nella condivisione delle Linee Guida lanciate nel 2012: nonostante il processo di emancipazione dellз lavoratorз sia partito, dunque, dalla società civile, c’è poi stato uno sforzo comune per rigenerare il settore culturale nel suo insieme. 

Il Codice che disciplina le Linee Guida si basa sui principi di solidarietà, trasparenza, diversità, sostenibilità e fiducia reciproca. Per stabilire una pratica equa è inoltre necessario, oltre al principio della giusta retribuzione, anche un’equa condivisione e un circolo virtuoso. Con la prima si intende che sia garantita un’equa distribuzione del budget a tuttз coloro che lavorano nelle istituzioni artistiche, quindi che non ci siano divari retributivi significativi. Per circolo vortuoso si intende invece che tutti i lavoratori del settore debbano impegnarsi a sostenere reciprocamente i valori del codice. Questo è fondamentale perché sono proprio i valori comuni che hanno cementificato le buone pratiche sul lavoro sia da parte delle istituzioni che dalla parte dellз artistз, alimentando la collaborazione trasversale tra due poli spesso antagonisti. 

Inoltre, per dare una certa flessibilità al sistema, le Linee Guida si avvalgono dei principi “rispetta o spiega” e “rispetta e spiega”. Nel primo caso, se le Linee Guida non sono applicate, l’istituzione ne deve dare una motivazione esaustiva. Non essendoci una suddivisione di salario a seconda della grandezza delle istituzioni (come per esempio accade per le tabelle stilate da Trabajadores De Arte Contemporáneo), questo permette una certa tolleranza e al contempo trasparenza: per esempio, le istituzioni con piccoli budget, che lз stessз artistз sostengono per il loro lavoro di avanguardia e ricerca, possono non tagliare il loro programma per pagare lз artistз espostз ma devono dare una valida spiegazione del loro comportamento e garantirsi la fiducia del sistema, in attesa che riescano a crescere e ad avere un budget adeguato agli standard del calcolatore. Allo stesso modo, per il principio “rispetta e spiega”, chi adotta le Linee Guida deve comunque spiegare il proprio operato allз artistз ed essere trasparente. 

BKNL monitora inoltre l’efficacia della Linee Guida. Una ricerca del 2018 ha infatti mostrato l’ampia diffusione del nuovo sistema: il numero di musei e istituti che hanno remunerato lз artistз è raddoppiato dopo un anno dalla sua introduzione. Ad oggi, circa l’80% dellз artistз e il 90% dei musei e degli istituti d’arte conoscono lз Linee Guida. Due terzi degli istituti dichiarano di applicarle effettivamente, migliorando di conseguenza anche le buone pratiche sul lavoro. In questo senso, l’istituzione del Fondo Mondriaan è stata cruciale, in quanto le istituzioni possono accedere alle sovvenzioni solo se rispettano il codice di comportamento delle Linee Guida.

Platform BK: Manifestation ‘Our Heroes’, The Hague, 2020. Photo: Sjoerd Knibbeler

 

Nonostante il successo di queste politiche, le battaglie di Platform Beeldende Kunst non sono chiaramente finite, in quanto proprio l’emergenza dovuta alla pandemia di Covid-19 ha fatto emergere altri punti cruciali sui quali lavorare per implementare le Linee Guida e il Codice, come la possibilità di allargare lo spettro del pagamento equo anche a tuttз lз lavoratorз dell’arte, primз fra tuttз lз curatorз, nonché la necessità di monitorare sulla scelta dellз artistз espostз in modo da favorire l’inclusione e la diversità (per esempio sorvegliando la presenza di donne, LGTB+, immigrati o minoranze). 

Dai Paesi Bassi la discussione della tavola rotonda è passata ad illuminare la situazione di un altro paese europeo, la Norvegia, grazie alla voce di Steffen Håndlykken presidente neoeletto del Unge Kunstneres Samfund UKS (Young Artists’ Society), l’associazione per lз artistз più antica d’Europa, nata nel 1921 come un club per socializzare e formare una comunità di artistз più consapevoli della loro presenza nel paese, ma anche come hub dal quale far partire una certa pressione politica e ottenere un numero maggiore di mostre, aste e sovvenzioni statali per lз più giovani. 

Uno dei traguardi iniziali di UKS fu istituire uno spazio espositivo per consentire il baratto di beni di prima necessità con opere d’arte e per molto tempo le risorse principali furono concentrate nello sviluppo di questa attività. Tuttavia, dopo la seconda guerra mondiale, con l’avvento dei partiti laburisti e dei sindacati, anche UKS optò per dare una forma sindacale della propria struttura. Questo cambiamento politico-sociale per lo sviluppo del welfare nei paesi scandinavi modificò radicalmente la cultura del lavoro e del ruolo dei sindacati nella contrattazione con lo Stato anche a protezione dellз artistз. Un evento cruciale per lo sviluppo di UKS fu  la mostra “Kunstnerkar” del 1971. Realizzata a partire da un’indagine demografica dell’artista Aina Helgesen in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Sociale Norvegese (Norwegian Institute for Social Research), la mostra metteva in evidenza la condizione di estrema precarietà dellз artistз. Complice il periodo denso di lotte per i diritti, fu proprio a seguito di questa mostra che si diffuse un’intensa attività politica (Kunstneraksjon, ’74) che coinvolse non solo artistз ma anche scrittorз, attorз e altrз operatorз attivз nei vari settori della cultura. Le richieste dellз artistз erano sostanzialmente tre: l’aumento delle mostre e la diffusione dell’arte nella società grazie all’incremento di politiche statali specifiche a sostegno del settore; un compenso equo; una sovvenzione per lз artistз che non riuscivano  a sostenersi nonostante l’applicazione delle prime due politiche. 

Inoltre, l’approccio di UKS non si concentrava esclusivamente sulla relazione tra datorз di lavoro e lavoratorз, ma sulla condizione del lavoro dellз artistз rispetto allз lavoratorз di altri settori ugualmente precari (per esempio lз pescatorз) e sugli aiuti statali. Un altro aspetto importante per UKS fu quello di sottolineare e valorizzare davanti alle istituzioni l’impatto economico dell’arte sulla società. 

Dunque, in modo del tutto simile a Platform Beeldende Kunst, e a differenza di Trabajadores De Arte Contemporáneo, UKS è nata  e si è sviluppata come un’organizzazione di artistз per artistз, e non include al suo interno altrз lavoratorз del sistema dell’arte. Oggi UKS è la più grande associazione per artistз professionistз in Norvegia e conta più di 700 membrз, il che significa che è anche la voce più potente all’interno del sindacato nazionale per lз artistз Norvegesз (Norske Billedkunstnere, NBK). 

Audiences at UKS. Top left: UKS ordains Knights of the Golden Palette in a ceremony in the Mirror Hall at Grand Hotel, Oslo, 1932. Photo from the UKS archives. Top right: From the opening av Willibald Storn’s exhibition “Coca Donald Samfunn – ikke kom og ta meg!” at UKS, 1969. Photo: Morten Krogh. Bottom left: From the opening of Nora Joung’s exhibition “Ding Dong” at Kunstnernes Hus, Oslo, 2018. Photo: Jan Kuhr.

 

Ci sono due aspetti che emergono dalle parole di Steffen Håndlykken sul ruolo di UKS in Norvegia. Il primo è di natura strettamente politica, e riguarda la lotta e la solidarietà tra artistз, dunque la pressione per l’attuazione di politiche da attivare a livello statale. Il secondo è di natura lobbistica: essendo un’organizzazione che rappresenta una categoria specifica di lavoratorз, UKS ha il compito di identificare e circoscrivere i parametri inerenti la professione di quellз lavoratorз. A differenza del modello collaborativo di Platform Beeldende Kunst, che stabilisce dei parametri condivisi dallз lavoratorз, dallo Stato e dalle istituzioni culturali, o del modello orizzontale di Trabajadores De Arte Contemporáneo, dove la definizione di ogni professione è definita in modo autonomo dallз stessз lavoratorз, in Norvegia è UKS a definire il mestiere dellз artistз, cosa è arte e cosa non lo è. Nelle contrattazioni, il vantaggio di un tale approccio risiede nel fatto che, avendo costruito un’identità storicamente molto forte, quando UKS siede al tavolo con altre organizzazioni ufficiali o statali, ha una posizione privilegiata, quasi esclusiva, sul proprio settore.

Attualmente, il lavoro di UKS e dei sindacati in Norvegia verte sull’implementazione di politiche già esistenti, basate su una gestione comunitaria delle risorse. La situazione nel paese vede la tassa per la vendita delle opere d’arte fissata al 5% come da parametri europei, ma i soldi derivanti dalla tassa sono destinati a un fondo comune che serve soprattutto a sostegno dellз giovani artistз non ancora forti della vendita delle proprie opere. E poi ci sono le politiche sul copyright, ovvero sul riconoscimento del valore delle opere d’arte. Anche in questo caso gli incassi derivanti dalla riscossione del copyright sulle opere esposte pubblicamente confluiscono in un fondo comune per lз artistз. Nonostante la situazione legislativa sia certamente migliore rispetto a paesi come l’Italia, secondo le stime di UKS il reddito nel settore delle arti visive è sceso in media dell’11.2% nel periodo 2006-2013 (arrivando fino a 8.900 € annui). Il reddito dellз artistз registrato nel 2014 variava invece da un minimo  di 15.900 € annui a un massimo di 38.000 € annui – dato, quest’ultimo, registrato solo tra lз lavoratorз più anzianз. La situazione in Norvegia è quindi ancora molto precaria e lз artistз arrivano ad avere un reddito soddisfacente solo in tarda età, costruendo la propria carriera su decine di anni di lavoro mal retribuito e spesso gratuito. 

Quarto e ultimo relatore della tavola rotonda, Sergio Giorgi ha introdotto SMArt – Société Mutuelle pour Artistes, una cooperativa trans-nazionale fondata in Belgio nel 1998. Considerando la discontinuità e la peculiarità del mestiere dell’artista, l’organizzazione è nata a supporto dell’apparato burocratico e amministrativo dellз lavoratorз, secondo il motto “a voi l’arte a noi le carte”. Col tempo però si è evoluta includendo altri mestieri che lз stessз artistз ricoprivano in modo del tutto collaterale rispetto alla produzione, esibizione e vendita delle opere d’arte, arrivando infine ad includere tuttз lз lavoratorз freelance, anche al di fuori del settore artistico. Nonostante lз artistз ricoprano ancora la fetta più ampia dellз membrз di Smart (si va da un 30% in Belgio ad un 40-50% in Germania e Italia), l’allargamento del bacino di utenza ha creato maggiore stabilità al sistema della cooperativa, diminuendone i rischi di impresa e, contemporaneamente, aumentando il potere di contrattazione e influenza sulle scelte politiche e delle istituzioni. Oggi la cooperativa conta più di 100.000 membri. 

Rispetto alle precedenti esperienze emerse nell’incontro, Smart rappresenta un modello assolutamente alternativo: include non solo lз art workers, ma tuttз lз lavoratorз autonomз; non è vincolata ad un’unica sovranità statale (attualmente la cooperativa è attiva in Belgio, Germania, Italia, Spagna, Olanda, Austria); si pone non come rappresentante dellз lavoratorз ma come “datore di lavoro” dellз stessз, inserendosi nella trattativa con il committente e garantendo lo stipendio e gli standard più elevati in tema di protezione sociale (disoccupazione, pensione, assicurazione sanitaria etc…) in cambio di una percentuale sul fatturato netto.  Il modello di Smart si basa dunque su una visione mutualistica e il problema della remunerazione equa è affrontato all’interno dei contratti in termini sia quantitativi che qualitativi. Innanzitutto la cooperativa garantisce, laddove applicabile, il minimo salariale e, contemporaneamente, attraverso un capillare servizio di consulenza, rende i suoi membri consapevoli di quali siano i costi completi del loro lavoro. Per esempio attraverso Smart si cerca di far emergere nei contratti i costi sommersi specifici di certi settori, come l’elmetto o il telefono per chi fa consegna a domicilio in bicicletta oppure le ore di prove in studio per lз musicistз. Lз membrз di Smart possono inoltre decidere di essere azionistз della cooperativa, e quindi avere un peso nella gestione della stessa, o essere semplici dipendenti che si avvalgono dei benefit che la struttura garantisce. Essendo una cooperativa, inoltre, i beni sono comunitari e, in questo modo, il rischio di investimento del singolo è assorbito nell’ambito della comunità. 

Con il tempo Smart ha sviluppato una vasta gamma di contratti per le persone che vogliono impegnarsi nella loro attività professionale e contemporaneamente investire all’interno della società condivisa e costruirne il patrimonio. Per esempio sono stati attivati servizi di micro-finanziamento per consentire l’acquisto di apparecchiature informatiche e i contratti con la cooperativa possono essere sia di lungo periodo (addirittura a tempo indeterminato) sia saltuari (non c’è nessuna esclusività: il freelance può decidere di volta in volta quale lavoro far gestire a Smart). Di conseguenza il monitoraggio delle attività avviene attraverso il costante confronto con i membri ai quali la struttura (in quanto datore di lavoro) deve rendere conto. La protezione sociale è uno degli elementi più importanti che emerge dal lavoro di Smart. Non essendoci standard europei, questo rimane infatti un tema tabù per tuttз lз lavoratorз del settore. In questo senso, visto anche il vasto numero di persone che decidono di lavorare con Smart, la cooperativa ha come ambizione quella di portare all’attenzione dell’Unione Europea il tema della protezione sociale così che venga considerata come un bene universale. 

In conclusione, gli scenari fin qui descritti, nella specificità dei singoli contesti, mostrano con l’oggettività di numeri e accordi le risposte ai medesimi problemi globali di precariato del settore artistico e rappresentano certamente una fonte di ispirazione per AWI nella sua lotta per l’emancipazione, educazione e riconoscimento professionale dellз art workers italianз. Grazie al progetto Hyperunionisation, all’indagine di settore e al lavoro sul tariffario, AWI sta raccogliendo informazioni e competenze finalizzate alla stesura di un dossier esaustivo che possa essere utilizzato con e dalle istituzioni italiane. Traendo ispirazione dalle esperienze attraversate durante la tavola rotonda, il dossier conterrà: una descrizione del contesto lavorativo italiano rispetto a quello europeo a partire dai dati dell’indagine di settore; una presentazione dei parametri utilizzati da casi studio esteri (esempi cioè che possono essere implementabili nel contesto italiano); i risultati dell’indagine di settore; l’approfondimento su uno più casi studio di istituzioni meritevoli in Italia da cui partire per costruire il modello di tabella remunerativa; una proposta strutturata che contenga una tabella modello e la descrizione dei parametri utilizzati; le linee guida etiche di orientamento e indirizzo.


ART WORKERS ITALIA è un’associazione autonoma e apartitica nata con l’obiettivo di dare voce allз lavoratorз dell’arte contemporanea in Italia. Nata nel 2020 come movimento informale dallo sforzo di immaginazione politica di un gruppo di lavoratorз, oggi AWI è un’associazione che collabora con espertз del settore legale, fiscale e amministrativo, enti di ricerca e università, istituzioni dell’arte e della cultura per costruire strumenti di tipo etico, contrattuale e giuridico a tutela dellз art workers.
AWI opera in coordinamento con le altre iniziative del lavoro culturale in Italia e all’estero per riformare il settore e renderlo più inclusivo, sostenibile e trasparente, combattendo le diverse forme di precariato e sfruttamento che attualmente lo contraddistinguono. AWI agisce per il riconoscimento del lavoro e la sua regolamentazione, per una più equa distribuzione  delle risorse e per favorire l’accessibilità a fondi e opportunità. In un’ottica rivendicativa, AWI ambisce a essere un punto di riferimento per art workers, organizzazioni no-profit ed enti pubblici e privati in Italia, ponendosi come interlocutrice di policy maker e istituzioni.