Che cos’è e a cosa serve l’immaginazione civica nelle città?

immaginazione civica

Abbiamo dovuto rispondere a queste domande quando Bologna è stata premiata nell’ambito di un concorso internazionale riservato alle città che ingaggiano i cittadini, “Engaged Cities”, organizzato da Cities of Service e finanziata da Bloomberg Philanthropies.

Rispondere è stato ricostruire un processo e cambiare punto di vista. Per farlo abbiamo dovuto riavvolgere il nastro della storia “partecipata” di Bologna e trasformarci da tecnici intenti ogni giorno a creare e gestire processi di cambiamento all’interno delle istituzioni, a osservatori di impatto, a concentrarci sugli indicatori, sui segni concreti delle azioni intraprese. Siamo stati – felicemente – costretti a dimostrare la concretezza delle politiche collaborative. Una lezione per noi e forse anche per altri.

Siamo partiti da una storia a cui siamo particolarmente legati, quella di 3 cittadini che nel 2014, 4 anni fa, volevano prendersi cura di una panchina in Piazza Dei Colori, quella che possiamo definire periferia bolognese. A quel tempo l’Amministrazione rispondeva con 5 dipartimenti diversi che avrebbero dovuto regolamentare questa piccola ma tanto preziosa richiesta: da questa esperienza nasce il Regolamento sui Beni Comuni, più volte raccontato, che ora conta più di 400 patti di collaborazione attivati, circa 15mila metri quadrati di pareti urbane ripulite,

20 scuole e 40 piccole e grandi aree verdi riqualificate grazie all’attivismo di persone e comunità.

Da un singolo bisogno, da una semplice panchina da curare, l’Amministrazione bolognese ha creato un processo incrementale che mette in fila diversi strumenti come la Rete Civica: uno spazio digitale pubblico dove migliaia di cittadini (60.000 profili attivati ad oggi) accedono a dati, al voto (quasi 16.000 voti nel 2017) oppure bandi come INCREDIBOL che ha messo a disposizione di comunità creative circa 35 edifici per un totale di 3.284 metri quadrati, fino ad arrivare alla nascita dei Laboratori di Quartiere e dell’Ufficio Immaginazione Civica che dall’anno scorso ha organizzato 190 incontri coinvolgendo più di 6000 persone.

Sono questi i passi che hanno reso Bologna interessante – e premiata a New York insieme a Santiago de Cali e Tulsa – perché ci sono luoghi dove si tocca con mano e si vive la collaborazione tra l’Amministrazione – soggetto abilitante – e le comunità capaci di creare nuovi modelli basati sull’impatto civico:  Mercato Sonato, Dynamo, Serre dei Giardini, Graf, Instabile Portazza, Cantieri Meticci e Cucine Popolari, per citare alcuni casi visitati dalla commissione di Cities Of Service, danno senso alle politiche perché, con diversi modelli, mettono insieme pubblico, privato e civico dando concretamente spazio ai nuovi bisogni e alle capacità delle comunità.

Il punto focale della politica collaborativa bolognese, che ha colpito Engaged Cities, è di essere “multidimensionale” perché parla con più strumenti (bandi, regolamenti, piattaforme) capaci di aprire canali diversi verso la stessa direzione, con un processo di coinvolgimento stabile che, anno dopo anno, permette a cittadini di manifestare bisogni, segnalare criticità e co-produrre soluzioni e politiche. Così nel 2018 a Bologna ci sono processi di partecipazione in ogni quartiere, con assemblee continue e nuovi luoghi di comunità. A distanza di 5 anni,  Bologna ha spazi concreti e vissuti dai cittadini che prima non esistevano. Nella cultura, welfare, sport, mobilità sono sempre più frequenti i progetti di cui i cittadini sono promotori e dove l’Amministrazione bolognese diventa partner abilitante. Oltre ai migliaia di cittadini che incidono sul bilancio del comune con processi di voto diretto.

Il nodo di questi processi è l’Ufficio Immaginazione Civica, un team multidisciplinare incaricato di lavorare immaginando nuove soluzioni affinché il governo della città sia sempre di più il frutto dell’esercizio di una responsabilità condivisa nella cura degli spazi e dei luoghi, nell’uso sostenibile e nella equa valorizzazione delle risorse locali.

“Ma come fate e quali sono gli strumenti che usate?” è stata una delle domande più frequentemente emersa a New York. Ogni luogo ha proprie caratteristiche. Assemblee, incontri ristretti, interviste, incursioni negli spazi pubblici, passeggiate di quartiere, questionari, mappe, infografiche sono alcune delle modalità che usiamo perché le metodologie di volta in volta vengono declinate a seconda del contesto. L’obiettivo principale dell’Ufficio Immaginazione Civica è lavorare sulla cura delle relazioni di prossimità trovando gli strumenti necessari per un co-produzione efficace e una informazione adeguata, pensando ai vari target e soprattutto a chi solitamente non partecipa.

Al tempo della sfiducia verso le istituzioni, molte città, a partire dalle 10 selezionate da Engaged Cities e passando da Barcellona e Atene, costruiscono processi istituzionali per abilitare cittadini che chiedono non solo di prendersi cura del proprio quartiere e della propria città ma di essere protagonisti di un processo decisionale di governo, per immaginare nuove soluzioni.

L’innovazione dei processi democratici in atto è una continua tensione progettuale ma è fondamentale evidenziare che non esiste una ideologia né ci sono modelli per porre le città al centro; i risultati ci dicono che si stanno innescando nuovi modi di fare politica pubblica.

E se lo scenario non è piatto, perché richiama continuamente al conflitto tra chi ha capacità e risorse e chi meno, ci sono esempi di innovazione della democrazia urbana volti alla redistribuzione: ci sono città che investono risorse per riprogettare i modelli cercando di andare verso approcci di co-produzione aperti e democratici. Lo spazio urbano è luogo dei conflitti del nostro tempo, dove forme di cooperazione e pratiche estrattive hanno nuove forme, dove c’è un alto tasso di innovazione degli strumenti amministrativi e di ingaggio continuamente messi in dubbio cercando di abilitare il basso senza cercare di neutralizzare il conflitto ma cercando di ammettere e trovare dispositivi per trasformare la permanente tensione in motore del governo del cambiamento. È avere consapevolezza di questa tensione, con cittadini che si attivano, chiedendo, pretendendo, reclamando spazi di autodeterminazione, a segnare il passo e a rendere Bologna una città capace di apprendere e di rigenerarsi grazie ad un perenne conflitto tra alto e basso.

Ecco le città e i progetti arrivati in finale:

Boston, Massachusetts: la città ha impegnato i cittadini a condividere i dati relativi a strade non sicure e ha sviluppato un’app per migliorare i comportamenti di guida.

Fort Collins, Colorado: per rispondere alle pressanti esigenze fiscali e all’aumento dei costi, l’Amministrazione ha avviato una campagna per informare i cittadini e raccogliere feedback per allineare risorse e priorità della comunità.

Hamm, Germania: la chiusura dell’industria mineraria ha causato un grande distretto a soffrire di disagi economici, terreni abbandonati e perdita di identità. Il progetto presentato riguarda 540 acri di terra da riqualificare attraverso un percorso collaborativo.

Helsinki, Finlandia: per aumentare il coinvolgimento della popolazione giovanile immigrata in rapida crescita, la città ha utilizzato approcci innovativi (user centred design) per prototipare, sviluppare e implementare programmi educativi.

Huntington, West Virginia: in risposta a una crescente crisi sanitaria, l’amministrazione ha sviluppato un approccio per migliorare i risultati sanitari per i suoi residenti.

Città del Messico, Messico: campagna a livello cittadino per coinvolgere i cittadini per la costituzione della città utilizzando un gruppo di lavoro cittadino e petizioni online.

San José, California: la città ha invitato i cittadini a presentare le loro soluzioni ad alcune delle più grandi sfide della città. La prima competizione ha dato vita a un prototipo di drone in grado di rimuovere graffiti in luoghi difficili da raggiungere.

Santiago de Cali, Colombia: per combattere un alto livello di violenza, la città ha creato consigli locali composti da residenti in 15 quartieri. I consigli hanno lanciato una serie di progetti comunitari per costruire la fiducia tra i vicini, come la riabilitazione dei parchi pubblici e degli eventi artistici, e hanno contribuito a risolvere i conflitti all’interno della comunità.

Tulsa, Oklahoma: la città ha creato uno staff cittadino con cittadini per analizzare la grande quantità di dati raccolti dalla città per saperne di più sui problemi pubblici, come disparità di reddito e criminalità, e per informare le politiche.


Immagine di copertina: ph. Erik Witsoe da Unsplash