Dentro lo Zen di Palermo: una mappa di percezioni, luoghi, persone, modi di abitare

È un giorno di primavera del 2018 quando entro per la prima volta allo Zen di Palermo, acronimo di Zona Espansione Nord, accompagnato da un gruppo di donne, determinate, decise, radicali, operatrici sociali, psicologhe e architette, confluite nell’associazione Handala, che da un decennio agisce nel centro storico di Palermo e allo Zen contro le diseguaglianze sociali.

Per molto tempo questo quartiere, esito della legge 167/62 sull’edilizia economica e popolare, progettato da Vittorio Gregotti e Franco Purini nel 1970, è stato additato come un esempio negativo dell’abitare al pari del Corviale o delle Vele di Scampia.

Attraversandolo si riconosce una certa qualità nel disegno degli spazi comuni e degli alloggi, nonostante questa tipologia di insediamenti intensivi e di grandi dimensioni, abbia mostrato i suoi limiti, sia in relazione al numero di abitanti per nucleo famigliare sia alla distribuzione interna degli alloggi. D’altronde il mutato contesto politico, tra i quartieri Ina-Casa ed i quartieri Cep e Gescal, ha portato ad un’esasperazione per la conquista della casa con l’occupazione abusiva degli alloggi in molte città italiane. Anche a Palermo le condizioni del contesto, insieme alla gestione mafiosa degli appalti pubblici, hanno contribuito nel tempo alla mala gestione del quartiere.

Lo Zen ha subito nel tempo un processo di stigmatizzazione ad opera dei media e della politica locale, incapace di sanare le ferite di una popolazione sempre più povera e con un tasso di scolarizzazione non elevato. Zen Grado Zero, coordinato da Handala con la partnership di SudTitles (associazione che organizza festival di cinema), ha sviluppato un approccio multidisciplinare (architettura, fotografia, psicologia, graphic design, cinema, video) con lo scopo di individuare strategie necessarie alla rinascita del quartiere.

Così camminando e incontrando gli abitanti abbiamo mappato usi e comportamenti, attraverso le mie fotografie e i video di Antonio Macaluso, le mediazioni con gli abitanti compiute da Lara Salomone e Vivian Celestino, le riflessioni di Anna Costantino, Laura Piraino e Calogero Lo Piccolo (che aveva già lavorato allo Zen sul disagio), le “visioni” architettoniche di Flora La Sita, lo sguardo cinefilo, nei luoghi attraversati, dei Sudtitles Giorgio Lisciandrello e Tatiana Lo Iacono.

Questo catalogo esperienziale costituisce la base sulla quale agisce il graphic design di Simona Ruffino nelle varie forme necessarie a una comunicazione mirata per rompere la stigmatizzazione del quartiere. In questo senso abbiamo coniato due tag “essere zen”, riferito agli spazi esterni ed interni, e “io sono zen” riferito alle storie delle persone incontrate e fotografate.

Le passeggiate hanno consentito di “entrare” dentro lo Zen e costruire una mappa di percezioni, luoghi, persone, modi di abitare, tradotti in abachi dello stato di fatto che hanno rilevato le aggregazioni e le modifiche, sia negli alloggi che nei cortili delle insulae, confrontandole con il progetto originario. Modifiche talvolta votate al miglioramento della qualità spaziale interna ed esterna agli alloggi, talvolta espressione di un abuso che ha alterato la volumetria uscendo fuori dal perimetro costruito.

Gli abachi dello stato di fatto determinano le linee guida che codificano e normano gli elementi che sono stati analizzati e delineano una possibile identità futura per l’intero quartiere, indicando quali modifiche sono realizzabili. Il tema dello spazio collettivo, rappresentato dal cortile dell’insula, consente di sperimentare nuove forme di aggregazione sociale attraverso una sua occupazione temporanea.

Questo avviene attraverso due azioni: l’autocostruzione delle sedie (elementi di arredo identitario del quartiere), per occupare temporaneamente gli spazi delle insulae, e la realizzazione dell’arena del cinema, dove Sudtitles organizzerà, con la collaborazione dei residenti, una serie di proiezioni filmiche. Al termine degli eventi gli strumenti usati per la realizzazione delle sedie confluiranno nella Officina delle Cose, presso lo Spazio Donna (spazio operativo di Handala allo Zen), dove saranno a disposizione degli abitanti per le future trasformazioni del quartiere.

Le istanze emerse dagli abachi determinano uno scenario nuovo in cui agire per attivare una concreta trasformazione del quartiere, a partire dalla profonda rivisitazione della normativa edilizia, più consona alla realtà che abbiamo mappato; questo può avvenire solo con il coinvolgimento delle istituzioni.

Così abbiamo avviato il dialogo con l’Agenzia Sociale per la Casa del Comune di Palermo e lo IACP, proprietario degli alloggi, proprio per verificare quali soluzioni sono percorribili. 
Ma Zen Grado Zero ha l’ambizione di proseguire oltre, sperimentando una trasformazione del quartiere verso la sostenibilità energetica, attivando un grande piano di rigenerazione urbana attraverso azioni che, partendo dal basso e con il sostegno delle istituzioni, finalmente possano trasformare lo Zen in un modello innovativo di quartiere.

Tuttavia il lockdown e le indicazioni legate ai comportamenti collettivi che ne sono seguite utili a contenere la diffusione del contagio, hanno rimesso in discussione anche il tema dello spazio collettivo: per esempio il cortile dell’insula che era stato individuato come elemento di partenza per sperimentare nuove forme di aggregazione sociale attraverso una sua occupazione temporanea.

La nuova situazione e le disposizioni in tema di distanziamento sociale introdotte negli ultimi mesi ci hanno fatto interrogare sulla possibilità di mantenere immutate le azioni previste (l’autocostruzione delle sedie e le proiezioni dei film). Occorre garantirne la fattibilità in sicurezza, ma si tratterà di un’operazione che proverà, per quanto possibile, a mantenere l’approccio collaborativo con il quartiere e i suoi abitanti. Un agire che, spogliandosi delle certezze personali di operatori, operatrici ed esperti, incontrerà le esigenze e i pensieri di chi il quartiere lo vive come abitante.


Zen Grado Zero un progetto di Associazione Handala in collaborazione con Sudtitles è sostenuto dal bando Creative Living Lab II della Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT. Immagini dell’autore