Il mondo dell’editoria non sarà più lo stesso, per questo servono nuovi meccanismi

Lo scorso 26 marzo, con una proposta di decreto unico presentata a Giuseppe Conte, presente in aula, Matteo Renzi ha chiesto in senato “qualche gesto simbolico come, ad esempio, con tutti i crismi della sicurezza, quello di riaprire le librerie, perché bisogna nutrire anche l’anima. Così come si tengono aperte le edicole, bisogna riaprire le librerie”. Sono arrivate subito le adesioni di Michele Serra su Repubblica e di Camillo Langone sul Foglio – che ha aggiunto: “Dapprima quelle senza bar, le librerie dure e pure. Quelle dove non si vede un assembramento dal 1980, l’anno del Nome della rosa… Altrimenti quando l’epidemia sarà finita l’unica casa editrice operativa in Italia sarà Amazon”.

Il mondo del libro però si già sta muovendo autonomamente, al di là dei provvedimenti in esame. Eccone uno spaccato, offerto dal punto di vista di chi ogni giorno lavora sul campo, girando le librerie una ad una..

La distribuzione

La distribuzione libraria è in stallo, le uscite delle novità sono completamente ferme. Dal 19 marzo la Quodlibet ha sospeso le uscite, e il nostro distributore, Messaggerie, ci ha già fatto sapere che non gestirà l’uscita delle novità fino alla fine di aprile, salvo casi eccezionali (oggi parlano di disattivare lanci fino a metà maggio).

Non escono in libreria, ma neanche online. Tutto quello che si muoverà da qui in avanti sono le ultime uscite fino al dodici marzo, e il catalogo storico.

I dati significativi sulle vendite effettive non sono confortanti, rimandiamo all’articolo di Paolo Canton. Questa situazione fa sì che molti editori si ritrovino con dei libri già stampati fermi in magazzino, e molti altri pronti per la stampa (poiché il lavoro di redazione e impaginazione, grazie allo smart working, continua) che però aspettano a mandare in tipografia: non avrebbe senso stamparli ora, data la difficoltà di affrontare i costi sia di stampa che di gestione delle copie ottenute.

Se un libro è finito in magazzino, molto probabilmente non verrà più rifornito fino alla fine dell’emergenza

Il principale distributore nazionale, Messaggerie, dal 19 marzo ha bloccato gli ordini di approvvigionamento per tutti gli editori che non hanno un magazzino editoriale nei loro impianti (noi, come tanti altri, non lo abbiamo). Questo implica che se un libro è finito, molto probabilmente non verrà più rifornito fino alla fine dell’emergenza.

Il motivo di questo stop ai rifornimenti è che non hanno più spazio nei loro magazzini. Secondo le cifre che ci sono arrivate in questi giorni stanno evadendo un 10% dei titoli rispetto alla normalità. Il 23 marzo è stato comunicato che gli impianti sarebbero tornati operativi “secondo gli specifici protocolli aziendali a presidio dell’emergenza Covid-19, con una conseguente operatività ridotta che potrebbe incidere sui tempi di evasione”.

Il meccanismo di ricezione dei volumi è intasato anche dalle rese, che generalmente i librai fanno nei primi mesi dell’anno per liberarsi delle rimanenze del Natale. Si parla addirittura di un 10% di resa in più dell’anno scorso. Probabilmente perché molti librai, intuendo l’andazzo, hanno cominciato ben prima a rimandare indietro i libri.

Messaggerie inoltre ha chiuso per tre giorni il magazzino di Stradella, fra Pavia e Piacenza, per sanificare i locali, visto che un loro dipendente (a casa da dieci giorni) è stato trovato positivo al Coronavirus.

Per aiutare le librerie i distributori hanno fatto slittare le scadenze dei pagamenti. Per quel che riguarda Messaggerie hanno dato 60 giorni in più, 30 a carico del distributore, 30 a carico dell’editore.

Il commercio online

I siti che lavorano solo con l’online sono quasi tutti operativi (Ibs, Libreriauniversitaria, Amazon, Libroco, Maremagnum, ecc).
Ibs, dalle fonti che ci arrivano, sta aumentando notevolmente i fatturati rispetto all’anno scorso. Non abbiamo dati sugli altri. Il problema tuttavia è che sono a corto di volumi poiché tutta la filiera è rallentata e inceppata. Inoltre per mantenere la sicurezza dei dipendenti (distanze di sicurezza, misura della febbre per tutti, ecc) Ibs non può aumentare il personale.

Per quel che riguarda Amazon, il 18 marzo anche loro hanno sospeso gli ordini di approvvigionamento. Ci hanno scritto: “abbiamo temporaneamente sospeso gli ordini di prodotti diversi da articoli per la casa, materiali sanitari o altri prodotti molto richiesti”. In realtà già dalla settimana scorsa sono ripresi, lentamente, gli ordini per i suoi magazzini. Insomma sostanzialmente continuano a lavorare.

Librerie indipendenti

Per quel che riguarda le librerie indipendenti, fin dal primo decreto che li ha costretti a chiudere in molti si sono ingegnati per consegnare i libri a domicilio. Della loro situazione ha parlato molto bene Federico Zappini della libreria due punti di Trento.

Oltre all’Edicola 518 di Perugia e alla libreria Arcadia di cui già si parla nell’articolo di Zappini, vanno segnalate anche la libreria Golem di Torino e La confraternita dell’uva di Bologna, attivissime sui social fin da subito, che hanno attirato l’attenzione sul problema della sopravvivenza delle librerie.

Perché questa è la domanda che si fanno molti librai, molti di loro titolari di librerie indipendenti che ogni mese chiudono in pari – quasi un volontariato culturale –, che si aspettano un aiuto dal governo senza il quale non sanno se riapriranno.

Libri da asporto

Da lunedì scorso, per tenere vivo il mercato delle librerie indipendenti, è nata l’iniziativa «Libridaasporto», un’idea di NW – consulenza e marketing editoriale, rete promozionale legata a Promedi.

Il progetto parte con una raccolta fondi dagli editori che hanno aderito: ognuno ha messo la quota che voleva, e ci sono nuovi editori che continuano a dare la loro adesione. Quasi 50 sigle editoriali hanno partecipato alla raccolta fondi, lista.

Fondi con cui si pagano le spese di spedizione alla libreria che riceve gli ordini dai propri clienti. Il meccanismo è questo: la libreria riceve l’oridne, prepara il pacco e invia i dati a NW. NW prenota il ritiro da parte del corriere che poi consegna l’ordine a domicilio.

Alcuni librai che non si erano organizzati per la spedizione ora hanno deciso di aderire e ricominciato a vendere i libri

Quando è cominciata l’emergenza, in effetti, molte librerie non sono riuscite a organizzarsi per la spedizione a domicilio: in parte per motivi logistici, in parte perché spedire i libri ha un costo, che erode il margine di guadagno del libraio. Ora invece, alcuni librai che non si erano organizzati per la spedizione, con i quali avevamo parlato, hanno deciso di aderire e dunque ricominciato a vendere libri.
Da NW ci dicono che c’è un incredibile entusiasmo da parte di librai da tutta Italia.

È emerso un sottobosco di piccole librerie che molti ignoravano e che ora si fanno notare per l’adesione a questa iniziativa. A oggi le librerie che partecipano al progetto sono circa 500, piccole e grandi, tutte indipendenti. Qui trovate l’elenco diviso per città.

Il fenomeno copre più o meno tutte le regioni. Purtroppo ci sono zone che non possono essere raggiunte per questioni legate all’emergenza Covid-19.

Da NW ricevono 300/400 ordini al giorno, tanto che al primo di aprile hanno dovuto sospendere gli ordini fino al 6 per riuscire a evadere tutto il pregresso.

È importante sottolineare che le librerie lavorano tutte in sicurezza senza violare le regole.

Alcune librerie, nei limiti del possibile, stanno anche ricevendo i rifornimenti dagli editori o dal distributore (alcune ordinano i libri direttamente e se li fanno mandare).

Nel frattempo è entrata in vigore la nuova legge sul libro e dalla settimana scorsa è arrivato il 5% di sconto massimo. C’era il rischio che le librerie non potessero goderne, è sembrata una presa in giro. Ora forse la misura avrà modo di incidere, si spera.

Altri siti dove è possibile vedere tutte le librerie che consegnano a domicilio sono goodbook: e questa mappa delle librerie.

Conclusione

Per il mondo editoriale nulla sarà più come prima: bisognerà inventare nuovi meccanismi per arrivare al lettore, per migliorare la distribuzione e il servizio senza perdere l’offerta culturale e il ruolo professionale del libraio, da cui nessun editore o lettore dovrebbe prescindere.

La speranza è che da tutte queste difficoltà e iniziative conseguenti nasca una rete del libro più collaborativa, in cui i soggetti coinvolti non curino solo il proprio orticello, ma capiscano che se il libro cresce ovunque, anche ogni singolo componente della filiera sarà in crescita.