Abbiamo bisogno di un piano contro la desertificazione dei centri storici

Il riuso temporaneo degli immobili sfitti nei centri storici può essere inteso come uno mezzo per raggiungere una modalità di riattivazione reversibile che con un piccolo investimento iniziale può portare a risultati immediati e a futuri usi consolidati.

La desertificazione dei piccoli e medi centri storici italiani è un fenomeno iniziato anni fa ma che negli ultimi 10 anni ha registrato un’impennata; un continuo flusso di residenti che emigrano dal nucleo storico verso le periferie ed i grandi centri urbani con una conseguente perdita di abitanti, servizi e attività commerciali.[1]

La crisi dei piccoli negozi congiunge il paese da nord a sud, dato che le difficoltà del commercio tradizionale sono strutturali; edicole, librerie indipendenti, salumerie, piccoli alimentari, macellerie, calzolai. erboristerie, pescherie, pelletterie, negozi di abbigliamento, pasticcerie, fornai fanno sempre più fatica ad esistere nelle storiche vie commerciali dei piccoli centri. Un quadro che restituisce un’immagine di un territorio svuotato dove il mutamento si riflette anche sul tessuto urbano, generando un effetto di desertificazione e di depauperamento dei centri storici con un effetto centrifugo accentuato dalla nuova offerta commerciale della grande distribuzione che accresce l’abbandono, il degrado ed un esasperato consumo di suolo.

Quali processi possiamo mettere in campo per la rinascita dei centri storici dei piccoli e medi comuni?

patrimonio pubblico

Il testo di Giulia Cantaluppi e Matteo Persichino è estratto da Spazi in cerca di attori / Attori in cerca di spazi a cura di Marcello Balbo, Adriano Cancellieri, Elena Ostanel e Lucio Rubini di U-Rise Master – IUAV (Volume nato in collaborazione con cheFare)

Sono in corso pianificazioni strategiche e tattiche graduali per far nascere nuovi usi ed attività nei centri storici italiani. Partendo dalla mappatura della potenziale offerta in termini immobiliari, affiancata da momenti di partecipazione con i cittadini per la riscoperta del patrimonio materiale e immateriale per raccogliere una potenziale domanda, fino a fasi di co-progettazione degli spazi e start-up delle possibili nuove attività. Questi processi di rigenerazione coinvolgono tutti gli stakeholder: associazioni di categoria, vecchi e nuovi residenti, comunità straniere, proprietari degli immobili sfitti, agenzie immobiliari, pubblica amministrazione. Tutti possono concorrere per un obiettivo civico comune che porterà beneficio a tutte le parti coinvolte.

Rigenerare i centri storici significa anche riportare quei luoghi, quelle strade ad essere di nuovo densi di scambi, relazioni, socialità e vita civica.

Le amministrazioni locali hanno, quindi, il compito di ribaltare le sorti dei nuclei storici con decisioni forti e coraggiose incentivando l’utilizzo del patrimonio edilizio esistente e inutilizzato e delineando nuove vocazioni per i propri territori.

Questo può avvenire elaborando politiche coordinate in tutti gli ambiti per una crescita comune e sostenibile e dotandosi di una cabina di regia per rintracciare le energie e le volontà dei cittadini di un determinato territorio, coordinare le future decisioni politiche e i progetti già in corso e gestendo l’intero processo.

La rigenerazione territoriale deve dotarsi di nuovi strumenti per affrontare il fenomeno della desertificazione dei centri storici. In Italia si stanno formando, grazie a master e corsi post-laurea specializzati sul tema, professionisti capaci di offrire una nuova lettura dei territori attraverso l’avvio di processi di rigenerazione territoriali.

La collaborazione tra le pubbliche amministrazioni e queste nuove figure professionali da la possibilità di delineare vision condivise e avviare processi che gradualmente e per fasi possano rigenerare i territori. Il riuso temporaneo degli immobili sfitti nei centri storici può essere inteso come uno mezzo per raggiungere l’obiettivo, una modalità di riattivazione reversibile che con un piccolo investimento iniziale può portare a risultati immediati e a futuri usi consolidati.

Come il processo IO C’ENTRO! A CHIARI e poi STO@CHIARI, dell’associazione temporiuso.net in collaborazione con il Comune di Chiari (BS) che ha proposto un processo e non un piano per la rigenerazione del centro storico con progetti pilota di riuso temporaneo ha avuto come risultato in quattro anni (2015-2019) la diminuzione del 30% dei negozi sfitti.

Il processo Ri-V’Oglio Progetti per la rigenerazione del centro storico del comune di Palazzolo sull’Oglio con progetti pilota di riuso temporaneo e a medio termine a cura di della città di Palazzolo sull’Oglio e di temporiuso.net in un periodo di 8 mesi grazie ad un processo di rigenerazione che ha coinvolto gli uffici amministrativi della città, i tecnici specializzati, i cittadini, i proprietari privati, le agenzie immobiliari e le associazioni di categoria, si è ottenuto un risultato tangibile, che ha contribuito alla nascita di nuove economie ed alla rivalorizzazione del centro storico


[1] Confcommercio dichiara che negli ultimi 10 anni i negozi sono calati di quasi 63 mila unità a fronte di un aumento di quasi del 13,1% di strutture ricettive, bar e ristoranti oltre ad un commercio online e porta a porta che è aumentato del 76,6%. https://www.confcommercio.it/home