Quali competenze servono per diventare un rigeneratore urbano?

Orgogliosamente osserviamo come, giorno dopo giorno, la partecipazione alla ricerca aumenti progressivamente. Questo dato avvalora la nostra indagine e dimostra l’interesse diffuso attorno ai temi legati alla rigenerazione urbana, culturale e amministrativa delle nostre città e di conseguenza per Who R U? Rigeneratore Urbano cercasi.

Il percorso di indagine è partito dall’esplorazione dei significati attribuiti al termine rigenerazione urbana attraverso la prima somministrazione per poi proseguire, nella seconda fase, all’analisi dell’eventuale correlazione tra formazione e provenienza territoriale degli attori operanti nell’alveo di ciò che comunemente si intende rigenerazione urbana. Giunte ormai a metà della ricerca, oggi 3 dicembre, parte la terza fase d’indagine che restringe il focus soffermandosi sulle competenze (dure e morbide) e le abilità specifiche di chi opera in maniera proattiva nel rigenerare spazi, quartieri, città e territori.

Per ripercorrere brevemente quanto approfondito nel nostro ultimo contributo, quando si parla di rigenerazione si considerano un insieme multiforme ed eterogeneo di processi urbani. Elena Ostanel in Spazi fuori dal comune parla di “processi urbani molto diversi tra loro: progettualità dal basso e che agiscono in uno spazio innesco molto specifico, grandi progetti urbani fortemente top down, interventi di semplice arredo urbano o processi di riappropriazione di spazi pubblici e attivazione sociale”. Ampliando la definizione, come propone la vice-direttrice del Master U-rise di IUAV di Venezia, si intende rigenerazione urbana “un complesso processo capace di produrre effetti socio-spaziali contestuali e duraturi nel tempo: viene prodotta rigenerazione urbana dove sono moltiplicati i diritti d’uso di uno spazio per pubblici differenti, potenziandone le attività per diversi soggetti e collettività; si produce rigenerazione urbana se lo spazio (pubblico e non) diventa risorsa disponibile, capace di ancorare processi di empowerment e capacità politiche oltre che attivazione sociale; perché si possa parlare di rigenerazione urbana è necessario che si produca apprendimento sia istituzionale sia nei molteplici attori sociali che vi hanno preso parte, a garanzia di sostenibilità e durabilità”. Con questa chiave di lettura si palesa un cambiamento delle professionalità in cui “sempre più spesso pratiche professionali non ancora codificate e forme di rivendicazione sociale entrano in sinergia, nella maggior parte delle occasioni partono dalla conoscenza del luogo mettendo al centro una dimensione  operativa, più che analitica, dell’agire professionale”.

Quali sono quindi le competenze e abilità necessarie per essere RU1R. U. per la classe si intenderà sempre sia declinato al femminile che al maschile cioè Rigeneratore Urbano e/o Rigeneratrice Urbana? Esistono capacità specifiche da coltivare per innescare, attivare, (co-)progettare e (co-)gestire questi processi? Oppure si delinea una prospettiva multidisciplinare in cui ognuno apporta valore e dà significato all’azione?

Queste sono le domande che hanno guidato sin dal principio la genesi della ricerca e che quotidianamente stimolano la nostra ambizione di offrire – al termine della raccolta dati (da novembre e fine dicembre 2020) e della loro elaborazione, restituita in report, a marzo 2021- un quadro conoscitivo del complesso panorama al quale questo profilo professionale pare appartenere.

RU è una figura che, come appreso durante i nostri percorsi formativi e professionali, opera ormai da decenni nelle città in forme diverse -in termini di strumenti, governance, finanziamenti e ambiti d’intervento- senza poter (e forse voler) assumere un’identità chiaramente delineata e univoca. Negli ultimi anni tale approccio ha garantito ampia libertà di sperimentazione, istituzionale quanto civica. Ciononostante, oggi riteniamo utile raccordare il grande patrimonio di saperi e pratiche a favore di una loro legittimazione e radicamento nell’opinione pubblica. Il riconoscimento degli attori che operano nel campo della rigenerazione urbana e il ruolo da essi rivestito avvalora le pratiche e l’impatto sociale, culturale ed ecologico che esse generano. Dare credito al ruolo di RU significa dare validità al suo operato in maniera ufficiale e trasparente, tanto per gli attori operanti in questi presidi e infrastrutture di comunità quanto per quelli esterni che necessitano di comprendere e codificare per interpretare e sostenere quanto accade, o non accade, nei propri territori.

Il modulo “Ecosistema della rigenerazione urbana” tenutosi a giugno 2020 e condotto da Adriano Cancellieri, coordinatore e responsabile della didattica, con Lucio Rubini, tutor didattico, ci ha permesso di approfondire queste riflessioni e dare avvio alla ricerca. Durante le lezioni abbiamo avuto l’opportunità di intervistare diversi attori e professionisti “del settore”, i quali – con competenze e modalità differenti – si occupano di processi e progetti di rigenerazione urbana con un approccio sperimentale e innovativo a livello sociale, culturale e territoriale. Attraverso lo strumento degli appunti condivisi2Durante le lezioni svolte in DAD la classe ha sfruttato a proprio vantaggio la contingente “reclusione” utilizzando piattaforme digitali come mezzo di condivisione simultanea. , redatti durante il modulo, abbiamo oggi la possibilità di estrapolare alcuni degli aspetti che caratterizzano e delineano la professionalità da noi ritenuti più importanti.

Prendendo ad esempio le caratteristiche, le macro-competenze e i punti di forza rilevati durante le interviste, notiamo come le “competenze morbide” siano un tratto comune, e sotto alcuni aspetti imprescindibile, della figura professionale di RU. Spaziano dal saper coniugare bisogni ed aspirazioni, mediando le esigenze remunerative con le aspirazioni di carattere ideale e valoriale, all’avere un atteggiamento curioso, proattivo e flessibile. RU appare una figura professionale in grado di dialogare con diversi stakeholders (dal sindaco al cittadino) e, al tempo stesso, che ha capacità relazionali e di ascolto attivo attraverso un approccio teso sia al problem setting che al problem solving. Tra le “competenze dure”, si evidenzia la capacità di design: di progetto, di processo, di policy, di decision-making, della sostenibilità e durabilità dei processi, oltre che la capacità di analisi e lettura dei bisogni del contesto territoriale e socio-economico. Sembrerebbe quindi si tratti di professionalità che si configurano per un approccio multidisciplinare, atto alla riflessione, al dialogo e all’attivazione di processi, il cui beneficiario è in primis il cittadino e la società civile.

Al contempo, RU si trova a dover gestire anche una serie di criticità, proprie della  professione ed inerenti al settore di riferimento: dalla difficoltà a radicarsi nei territori dovuta alla mutevolezza ed incertezza economica, alla complessità di lavorare in un ambito a diretto contatto con il cambiamento (da gestire con consapevolezza e adattabilità), anche considerando la discontinuità politico-amministrativa che rende questi processi incerti nel medio-lungo termine.

Competenze e abilità della figura di RU sono state contestualizzate all’interno dei dibattiti attuali attorno alla rigenerazione urbana. Se da un lato i progetti place-based, riferiti alle specificità socio-territoriali dei luoghi, sembrano avere prospettive più durevoli, dall’altro lato si pongono grandi dubbi se e come una pratica di “successo” si possa o debba trasformare in un modello virtuoso scalabile, replicabile o ri-adattabile in altri contesti. O ancora, RU si trova inevitabilmente a gestire processi incrementali e complessi che poco si adattano alle logiche attuali di valutazione d’impatto. Infatti, emerge che l’approccio allo strumento risulta ancora  molto frammentario sia nel senso della “misurazione del valore” che in quello del “tempo della misurazione” (ex ante, in itinere ed ex post), in particolar modo in riferimento alla rendicontazione di bandi strutturalmente rigidi e statici. In ultimo, ma non meno importante, l’ambiente professionale in cui si muove RU che è ancora di nicchia e poco strutturato, e per questo rischia di incorrere in dinamiche di autoreferenzialità e poca permeabilità, se non attraverso relazioni interpersonali. A quanto pare coloro che fanno della rigenerazione urbana un mestiere si distinguono come professionalità capaci di innescare il cambiamento, generando impatto sociale ed ecologico di processi e progetti, anche grazie al confronto di best e worst practices.

Saremo quindi in grado di identificare e delineare il ruolo di RU quando riconosceremo spazi e pratiche ibride, nate dalla commistione di figure professionali e non convenzionali che collaborano per attuare trasformazioni nel modo di fare città ed essere comunità. Ciascuna delle figure professionali intervistate porta con sé un bagaglio di competenze e tante differenze, ma contemporaneamente tutte risultano accomunate dal medesimo desiderio di migliorare la qualità della vita collettiva.

Immagine di copertina: ph. Giulia Paron prese a Brindisi – Ex Fadda-Farm