I dieci principi per una società robusta per Nassim Nicholas Taleb

Con la definitiva trasformazione dell’epidemia in pandemia il pensiero di molti è stato quello di intravvedere nel Covid-19 il cigno nero preconizzato dal filosofo e matematico di origine libanese Nassim Nicholas Taleb. In verità lo stesso Taleb ha smentito il paragone spiegando più volte le differenze che caratterizzando e distnguono il concetto di cigno nero. 

Ci è parso così utile indagare l’opera di Taleb proponendo – con la collaborazione della casa editrice Il Saggiatore – ai lettori alcuni estratti dalle sue opere che rappresentano un sostegno valido e sempre più necessario per orientarsi in un mondo che oggi ci vede reclusi dietro le nostre finestre, ma che domani ci chiama ad un’azione di necessario rinnovamento per le nostre società e per noi stessi

Pubblichiamo un estratto dal saggio Robstezza e fragilità (Il Saggiatore)

Ho scritto i seguenti dieci princìpi soprattutto nell’intento di permettere alla vita economica di fronteggiare la crisi.

1. Quel che è fragile dovrebbe rompersi presto, finché è ancora piccolo
Nulla dovrebbe mai diventare troppo grande per fallire. L’evoluzione nella vita economica aiuta a crescere più degli altri coloro che hanno la massima quantità di rischi nascosti.

2. No alla socializzazione delle perdite e alla privatizzazione dei guadagni
Qualunque cosa possa aver bisogno di essere salvata da un dissesto dovrebbe essere nazionalizzata; qualsiasi cosa non abbia bisogno di essere salvata da un fallimento dev’essere libera, piccola e in grado di affrontare rischi. […]

3. A coloro che hanno guidato uno scuolabus a occhi bendati (e lo hanno distrutto) non si dovrebbe mai affidare un altro autobus
L’establishment economico (le università, i regolamentatori, le banche centrali, i funzionari governativi, varie organizzazioni dotate di un personale formato in gran parte da economisti) perse la sua legittimità in coincidenza con il fallimento del sistema nel 2008. Sarebbe irresponsabile e folle riporre la nostra fiducia nella loro capacità di guidarci fuori da questo disastro. […]

4. Non lasciare che una persona che si assicura un bonus di incentivazione possa gestire una centrale nucleare, e nemmeno i tuoi rischi finanziari.
I bonus non si conciliano con i rischi nascosti di gravi imprevisti. È stata l’asimmetria del sistema dei bonus a condurci alla situazione attuale. Non ci sono incentivi senza disincentivi: il capitalismo distribuisce premi e punizioni, non solo premi.

5. Bilancia la complessità con la semplicità
La complessità derivante dalla globalizzazione e da una vita economica riccamente organizzata in reti ha bisogno di essere controbilanciata dalla semplicità nei prodotti finanziari. L’economia complessa è già una forma di leverage o di potenziamento dell’efficienza economica attraverso il debito. L’aggiunta di debiti a tale sistema può condurre a gorghi sfrenati e pericolosi e non concede spazio a errori. I sistemi complessi sopravvivono grazie al ristagno e alla ridondanza, non grazie al debito e all’ottimizzazione. […]

6. Non dare ai bambini candelotti di dinamite, anche se hanno un’etichetta di garanzia
I prodotti finanziari complessi non devono essere proibiti per il fatto che nessuno li capisce e che solo poche persone sono abbastanza razionali da saperlo. Noi abbiamo bisogno di proteggere i cittadini da se stessi, dalle banche che vendono loro prodotti per la copertura delle perdite e da regolamentatori creduloni che danno ascolto ai teorici economici.

7. Soltanto gli schemi di Ponzi dovrebbero dipendere dalla fiducia
I governi non dovrebbero mai avere bisogno di «ripristinare la fiducia» In uno schema di Ponzi una persona usa i fondi affidatigli da investitori recenti per restituire i loro fondi a investitori anteriori che desiderano recedere da un investimento.
Le dicerie a cascata sono un prodotto di sistemi complessi. I governi non possono fermare le voci. Semplicemente, noi dovremmo essere in grado di ignorarle, di essere robusti a esse.

8. Non dare a un tossicodipendente altre droghe se ha crisi di astinenza
Prestare denaro a chi soffre per un indebitamento eccessivo nell’intento di aiutarlo ad alleviare i suoi problemi non è omeopatia, è rifiuto. La crisi per indebitamento non è un problema temporaneo, bensì un problema strutturale. […]

9. I cittadini non dovrebbero dipendere da risorse finanziarie come depositi di valori e non dovrebbero fare affidamento sui consigli di «esperti fallibili» per il loro pensionamento
La vita economica dovrebbe essere definanzializzata. Noi dovremmo imparare a non usare i mercati come depositi di valore; essi non contengono le certezze che possono richiedere i normali cittadini, nonostante le opinioni degli «esperti». […]

10. Fai un’omelette con le uova rotte
[…] Scegliamo di passare a un’economia robusta aiutando ciò che deve rompersi a rompersi da solo, convertendo il debito in azioni, marginalizzando le scuole di economia e di business, chiudendo i «Nobel» in economia, proibendo l’acquisto di società mediante finanziamenti attraverso debiti, confinando i banchieri nell’ambito che compete loro, recuperando gli indennizzi di coloro che ci hanno condotti in una certa situazione e insegnando alle persone a navigare in un mondo con meno certezze.
E a quel punto vedremo una vita economica più vicina al nostro ambiente biologico: aziende minori, un’ecologia più ricca, nessun uso speculativo di capitale avuto a prestito, in un mondo in cui sono gli imprenditori, non le banche, ad affrontare i rischi e in cui ogni giorno nascono e muoiono aziende senza fare notizia.