La rivoluzione di Civico Civico, un laboratorio-via blu nel cuore della Sicilia

La pandemia ha evidenziato il mutamento dello spazio pubblico, già in atto da tempo e precisamente da quando i centri storici sono diventati oggetto del desiderio di turisti globali affamati di una conoscenza superficiale, da consumare in giornata, della storia millenaria delle nostre città.

Lo spazio pubblico era il luogo deputato all’incontro e al formarsi di una appartenenza sociale e dunque politica. Luogo di sperimentazione di nuove pratiche che in Italia si sono concentrate nelle piazze, per fare i comizi politici, per le rivendicazioni sindacali, per le performance degli artisti a supporto delle lotte studentesche. Ogni manifestazione, ieri ed oggi, attraversa le strade della città ma non è la strada il luogo della rappresentazione politica bensì la piazza, diversamente da quello che accade in America dove, al contrario, è la main street quello spazio di azione pubblica.

Tuttavia la strada si fa spazio come accaduto a Riesi, entroterra siciliano, durante la settimana del LURT (Laboratorio Umano di Rigenerazione Territoriale) quando ventuno tra studenti e neo laureati, hanno animato la summer school, nata dall’idea di Gianluca Fiusco, direttore del Servizio Cristiano, l’opera valdese fondata nel 1961 dal pastore Tullio Vinay, con l’intento di recuperare un immobile confiscato a Cosa Nostra e gestito proprio dal Servizio Cristiano. Così una intera via del paesone siciliano è stata occupata e trasformata in un laboratorio open air in cui i lurtiani si sono avvicendati, sotto la guida degli architetti Orizzontale e Flora La Sita, attraverso l’autocostruzione, nel recupero del piano terra, nella costruzione degli arredi in legno, nel disegno sulla facciata e sulla strada di un pattern blu che potesse consentire ai ragazzi riesini, attraverso un sistema di linee bianche, la fruizione di un playground in una dimensione metropolitana mai vista in quel contesto.

Foto di Gianluca Fiusco

Un segno blu che crea una rottura con la monocromia ocra delle palazzine circostanti, esito di edilizia abusiva priva di caratteri architettonici particolari, con l’obiettivo di segnare una differenza, un cambio di approccio, evidente anche nella scelta del nome dell’immobile, Civico Civico, per rimarcare con forza il suo essere civico.

Un atto etico che trasforma una casa dove abitava un boss sicario riesino, in uno spazio legale aperto ai giovani. 
Così nell’interno del piano terra è stato fatto un lavoro di smontaggio e ricucitura degli spazi, lasciando le tracce delle murature esistenti come segno della memoria e della storia della casa, aprendosi verso l’esterno alterando l’opacità con la trasparenza, affinché il messaggio al quartiere e a Riesi sia privo di ambiguità e univoco versa la legalità.

Il LURT è un progetto che nasce dal “conflitto” con un contesto sociale e politico difficile, per decenni ostaggio della mafia che oggi cerca una rinascita nella ridefinizione di un nuovo modo di essere comunità. Questo percorso di rinnovamento, che è sociale e culturale, nasce nel 1961 quando Vinay arriva a Riesi e, insieme ad un gruppo di volontari, fonda il Servizio Cristiano. Un’opera caritatevole che si oppone allo status quo fatto di povertà, asservimento alla mafia e infondendo la speranza di un rinnovamento profondo.

Un segno blu che crea una rottura con la monocromia ocra delle palazzine circostanti, esito di edilizia abusiva priva di caratteri architettonici particolari, con l’obiettivo di segnare una differenza, un cambio di approccio, evidente anche nella scelta del nome dell’immobile, Civico Civico, per rimarcare con forza il suo essere civico.

Per Vinay, “Val la pena seminare anche se il suolo è arido e stanco perché troppo a lungo sfruttato. Il raccolto verrà.” E così ha fatto, coinvolgendo l’amico architetto Leonardo Ricci che diede forma architettonica alla comunità di Vinay con la costruzione del Villaggio Monte degli Ulivi realizzato dal 1962 al 1968. Ricci, esponente della scuola fiorentina di architettura che aveva in Giovanni Michelucci il maestro, lavora sul rapporto con la natura come se gli spazi, destinati ad asilo, scuola elementare e scuola officina (per consentire ai giovani di imparare un mestiere), si autogenerassero dalle forme circolari degli ulivi.Il Villaggio viene assemblato con un cantiere di autocostruzione, come il precedente di Agàpe a Prali, nell’estremo Piemonte, con la partecipazione di una manodopera non specializzata guidata dal capomastro Michelangelo Bastile.

“Nel cantiere lavoravano una cinquantina di persone – ricorda Bastile – una squadra per le fondazioni e una squadra per lavorare le pietre , il cemento per realizzare i solai…”
 Così il LURT cerca di prendersi in carico l’eredità del progetto politico avviato da Vinay affinché Riesi possa recuperare un senso alla sua esistenza e possa garantire ai suoi figli nuove opportunità di crescita, evitando l’abbandono che ha caratterizzato il territorio per un trentennio.