Come la libreria Marco Polo di Venezia sta cercando nuovi spazi e nuove geometrie

Lo confessiamo, siamo rimasti sconvolti e lo siamo ancora. Abbiamo voluto fermarci del tutto. Riflettere. E stare a casa. Adesso ricominciare significa trovare una strada per Dopo, per quello che continuiamo a chiamare futuro.

Stiamo vivendo il più grande sconvolgimento planetario dalla seconda guerra mondiale.

Se consideriamo l’estensione geografica e di popolazione coinvolta, in contemporanea e connessa, forse bisogna risalire al diluvio universale per un possibile paragone. In una situazione del genere ci sta l’aver pensato che il nostro futuro possa non essere quello di libraie e librai.

Siamo pronti a reinventarci il futuro se occorre, se ci troviamo costretti siamo pronti a ben di peggio. Se c’è una cosa che amiamo dei libri è poter vivere tante vite, immergerci sentendole proprie. Abbiamo imparato che i libri non curano, ma ci fanno ammalare di malattie non nostre, patire la fame che ci si augura di non provare mai, combattere le guerre che non ci sono capitate.

Vogliamo trovare nuovo spazio e nuove geometrie

Per ora però possiamo continuare a fare le libraie e i librai, far ripartire la MarcoPolo è un esercizio interessante: vogliamo trovare nuovo spazio e nuove geometrie.

Cosa succederà delle librerie, della libreria: come luogo fisico, sociale, che accoglie, come fonte di ispirazione? Quello che cambia nel rapportarsi trai nostri corpi, cambia anche lo spazio che ci circonda e ci ospita, come portare dunque questo cambiamento in libreria? Sappiamo ormai bene che in libreria non si va solo per acquistare un libro. Come sarà socializzare? Come potremo dare consigli di lettura attraverso una mascherina?

Ogni azione che facciamo è politica, è più evidente oggi dove ognuno viene investito della responsabilità del risultato collettivo, solo se tutti facciamo la nostra parte possiamo raggiungere il risultato di mantenere in vita il maggior numero di persone. E che la nostra azione (o inazione se si deve stare a casa) sia politica è vero sempre, può andare verso la costruzione di un mondo migliore o verso quella del proprio interesse.

Anche riprendere un minimo di servizio di fornitura libri è un’azione politica

Anche riprendere un minimo di sevizio di fornitura libri è un’azione politica: si svolge in una situazione di incertezza normativa, recapita beni di secondaria necessità ma di grande piacere e consolazione, serve a riprendere confidenza con la presenza umana, tenta strade diverse di comunità. Iniziamo a (ri)conoscere le persone via email, leggiamo i loro grazie che ci siete, ci incoraggiano. Poi suoniamo il campanello, scambiamo un saluto, a volte è “solo” un sorriso di occhi sopra la mascherina che ci permette di prendere fiato e di pensare a come sarà quando riapriremo.

Il periodo di chiusura ci costerà quanto abbiamo investito per far partire la libreria MarcoPolo nel 2015

Riprendere anche solo parzialmente la vendita tramite ordini da remoto, aiuta a rendere più robusta la libreria, ma non è questo il motivo principale. Certo, la questione finanziaria è importante, abbiamo calcolato che il periodo di chiusura ci costerà quanto abbiamo investito per far partire la MarcoPolo nel 2015. Siamo consapevoli però che ci sono situazioni economicamente e finanziariamente messe molto peggio di noi.

Stiamo pensando ad altri modi di fare libreria, al tempo del contagio e del respiro che può infettare. Ci stiamo travestendo con mascherine, abbiamo anche cominciato a farne, ci stiamo allenando a una danza a distanza di sicurezza, ci stiamo preparando a lavorare nella riduzione della presenza e del contatto, con l’idea, sempre, che una libraia e un libraio non possono molto senza una libreria fisica. La libreria non è solo un deposito di libri, è un luogo dove le persone trascorrono del tempo piacevole e si incontrano, dove il libro si prende in mano per essere valutato e interagito: cercare di salvaguardare queste qualità mantenendo la sicurezza è il nostro obiettivo di lavoro per il prossimo futuro.

Non sappiamo bene cosa potremo fare quando riapriremo e il contagio sarà ancora con e tra noi. Sappiamo che non potremo fare presentazioni e che il loro trasferimento virtuale non ci ispira. Pensiamo ci saranno meno clienti, contemporaneamente presenti in libreria e in generale, ma non siamo in grado quantificarlo.

Si possono fare una serie di ipotesi, prendetele come tali:

  • le librerie piccole e di carattere, al netto dei problemi economici dovuti allo stop, risentiranno meno della crisi rispetto a superfici di vendita più grandi e anonime: queste ultime soffriranno di più per lo spostamento degli acquisti dal fisico all’online e per gli effetti della limitazione all’accesso del numero di persone al loro interno;
  • il libro fisico e l’acquisto in libreria diventerà ancora di più di nicchia, cosa che in tantissimi non si rassegnano ad accettare;
  • le competenze sviluppate da libraie e librai in questo periodo di chiusura al pubblico (programmazione online, spedizioni) si consolideranno in forme aggiuntive e a volte fondamentali per l’economia della libreria. Ci sarà una fioritura di figure che si sono fatte le ossa sul campo e che sapranno usare queste capacità in nuovi ruoli.

Non ci nascondiamo i problemi che troveremo e sappiamo che poco aiuto ci arriverà dallo Stato: quello che ci stanno dicendo è di far fronte alle difficoltà finanziare facendo debiti in banca e con la garanzia dello Stato. Non è quello che accade in altri paesi ma noi abbiamo questo. Noi siamo pronti, però prima vogliamo capire se c’è anche un’altra strada, se ci sono abbastanza persone che hanno a cuore la comunità con la voglia di farla in modo concreto, se ci sono abbastanza persone appassionate della MarcoPolo. Abbiamo così lanciato i MarcoPoloBOND, la nostra forma ironica per chiamare a raccolta chi può e vuole sostenere, con la propria disponibilità finanziaria, la propria libreria-comunità.

Le competenze sviluppate da libraie e librai in questo periodo si consolideranno in forme aggiuntive e fondamentali per l’economia della libreria

La nostra formula, buoni acquisto libri da pagare ora e spendere fra qualche mese (non subito alla riapertura della libreria), è una formula replicabile per tutte le attività economiche, culturali, sociali in pericolo di sopravvivenza. Non si tratta di una raccolta fondi, bensì di finanziare le attività che una persona ama e frequenta, in anticipo rispetto all’uso: anche questa è un’operazione politica rivolta alla comunità, non solo geografica ma di passione. Nel nostro, i soldi dati ora investendo nella libreria, fra qualche mese si trasformeranno in libri da leggere.

PS: non abbiamo parlato né della situazione del contagio né dei pericoli che le nostre società civili stanno correndo, né dei futuri distopici o di nuovo mondo che si possono prospettare. Su questi aspetti abbiamo le nostre idee, ma preferiamo tramutarle in azioni per noi possibili e fattibili. Noi siamo molto fortunati: il nostro megafono, il nostro cartellone, il nostro strumento è foderato di carta, inondato dal sole e frequentato da un sacco di belle persone. Lo vediamo e sentiamo ogni giorno.